Protezione civile, Pizzo si dota del piano comunale da far scattare in caso di eventi calamitosi per proteggere la popolazione
Tipi di emergenze, competenze e modalità di intervento. Nero su bianco. Pizzo si dota così del Piano comunale di protezione civile, la cui elaborazione è stata coordinata dal consigliere delegato al settore, Antonio Gaglioti.
L'importante strumento, che deve essere ora ratificato dal Consiglio, identifica gli eventi calamitosi che possono colpire il territorio comunale, attraverso la valutazione dei parametri di "pericolosità, esposizione e vulnerabilità", cioè la possibilità che si verifichi un determinato evento di una certa intensità, i danni che questo può provocare e le conseguenze sugli elementi antropici e sulle infrastrutture in genere.
Inoltre, vengono individuati tutti i soggetti coinvolti nella gestione della fase emergenziale e le rispettive competenze. Infine, il Piano detta le modalità di intervento, assicurando il coordinamento della fase operativa in cui sono coinvolti i soggetti individuati.
La stesura del nuovo documento (quello precedente risaliva al 2006), consente all'Amministrazione di adeguare questo strumento alla disciplina sancita dalla legge 100 del 12 luglio 2012, che a sua volta ha integrato e modificato le norme in materia di protezione civile dettate dalla legge di riferimento, la 225 del 1992.
Propedeutica all'elaborazione del Piano - redatto dal geologo Orlando Cavallaro, dal geometra Giuseppe Labate e dall'ingegnere Vito Nusdeo - è stata la raccolta di tutte le informazioni relative alla conformità del territorio napitino e la sistemazione di tutti i dati utili alla costruzione degli scenari di danno possibili.
«In pratica si tratta delle fondamenta del Piano - ha spiegato Gaglioti -. Tracciando i diversi scenari, anche attraverso l'utilizzo di dati statistici e storici, abbiamo potuto ipotizzare le diverse modalità di intervento e le competenze specifiche di tutti i soggetti coinvolti».
Un quadro ipotetico purtroppo molto ampio, perché Pizzo, come gran parte delle città calabresi, è esposta al rischio potenziale di quasi tutte le calamità immaginabili, dallo tsunami (che si verificherebbe, ad esempio, in caso di collasso del vulcano sottomarino Marsili) ai terremoti, dalle inondazioni alle frane. Rischi, è bene ribadirlo, soltanto potenziali, che però devono essere affrontati con strumenti di protezione civile adeguati, capaci di offrire efficaci protocolli di intervento in caso di emergenza.
«Non si tratta di un semplice adempimento burocratico, fatto soltanto per adeguarsi alle normative in vigore - ha continuato Gaglioti -, ma di uno strumento operativo concreto, che consente di individuare le zone e le strutture più esposte, delineando con precisione le modalità di intervento immediato in relazione ai singoli scenari. Nelle situazioni di emergenza, infatti, il caos e la disorganizzazione possono essere più pericolosi dell'evento calamitoso in sé. Dotare il nostro territorio di questo strumento, dunque, significa innanzitutto fare prevenzione».
Il nuovo piano ha particolare rilevanza se si considera poi che Pizzo è anche sede del Centro operativo misto numero 5 della provincia di Vibo Valentia, struttura operativa di protezione civile formata dai Comuni di Capistrano, Filadelfia, Filogaso, Francavilla Angitola, Maierato, Monterosso, Polia e San Nicola da Crissa.
Tra le principali funzioni del documento c'è l'individuazione delle aree di attesa, destinate a raccogliere temporaneamente la popolazione, delle aree di accoglienza, cioè i luoghi dove la popolazione può risiedere per periodi più o meno lunghi, e delle aree di ammassamento, dove concentrare personale di soccorso e attrezzature. Queste porzioni di territorio, una volte identificate dal Piano comunale di protezione civile, non possono essere più distolte dall'utilizzo a cui sono destinate e devono esser costantemente sottoposte a manutenzione da parte del Comune.
Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dal sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, che in qualità di primo cittadino è individuato dalla legge come principale autorità comunale di protezione civile, a cui spetta la direzione del Centro operativo comunale (Coc), che viene attivato in caso di emergenze.
L'importante strumento, che deve essere ora ratificato dal Consiglio, identifica gli eventi calamitosi che possono colpire il territorio comunale, attraverso la valutazione dei parametri di "pericolosità, esposizione e vulnerabilità", cioè la possibilità che si verifichi un determinato evento di una certa intensità, i danni che questo può provocare e le conseguenze sugli elementi antropici e sulle infrastrutture in genere.
Inoltre, vengono individuati tutti i soggetti coinvolti nella gestione della fase emergenziale e le rispettive competenze. Infine, il Piano detta le modalità di intervento, assicurando il coordinamento della fase operativa in cui sono coinvolti i soggetti individuati.
La stesura del nuovo documento (quello precedente risaliva al 2006), consente all'Amministrazione di adeguare questo strumento alla disciplina sancita dalla legge 100 del 12 luglio 2012, che a sua volta ha integrato e modificato le norme in materia di protezione civile dettate dalla legge di riferimento, la 225 del 1992.
Propedeutica all'elaborazione del Piano - redatto dal geologo Orlando Cavallaro, dal geometra Giuseppe Labate e dall'ingegnere Vito Nusdeo - è stata la raccolta di tutte le informazioni relative alla conformità del territorio napitino e la sistemazione di tutti i dati utili alla costruzione degli scenari di danno possibili.
«In pratica si tratta delle fondamenta del Piano - ha spiegato Gaglioti -. Tracciando i diversi scenari, anche attraverso l'utilizzo di dati statistici e storici, abbiamo potuto ipotizzare le diverse modalità di intervento e le competenze specifiche di tutti i soggetti coinvolti».
Un quadro ipotetico purtroppo molto ampio, perché Pizzo, come gran parte delle città calabresi, è esposta al rischio potenziale di quasi tutte le calamità immaginabili, dallo tsunami (che si verificherebbe, ad esempio, in caso di collasso del vulcano sottomarino Marsili) ai terremoti, dalle inondazioni alle frane. Rischi, è bene ribadirlo, soltanto potenziali, che però devono essere affrontati con strumenti di protezione civile adeguati, capaci di offrire efficaci protocolli di intervento in caso di emergenza.
«Non si tratta di un semplice adempimento burocratico, fatto soltanto per adeguarsi alle normative in vigore - ha continuato Gaglioti -, ma di uno strumento operativo concreto, che consente di individuare le zone e le strutture più esposte, delineando con precisione le modalità di intervento immediato in relazione ai singoli scenari. Nelle situazioni di emergenza, infatti, il caos e la disorganizzazione possono essere più pericolosi dell'evento calamitoso in sé. Dotare il nostro territorio di questo strumento, dunque, significa innanzitutto fare prevenzione».
Il nuovo piano ha particolare rilevanza se si considera poi che Pizzo è anche sede del Centro operativo misto numero 5 della provincia di Vibo Valentia, struttura operativa di protezione civile formata dai Comuni di Capistrano, Filadelfia, Filogaso, Francavilla Angitola, Maierato, Monterosso, Polia e San Nicola da Crissa.
Tra le principali funzioni del documento c'è l'individuazione delle aree di attesa, destinate a raccogliere temporaneamente la popolazione, delle aree di accoglienza, cioè i luoghi dove la popolazione può risiedere per periodi più o meno lunghi, e delle aree di ammassamento, dove concentrare personale di soccorso e attrezzature. Queste porzioni di territorio, una volte identificate dal Piano comunale di protezione civile, non possono essere più distolte dall'utilizzo a cui sono destinate e devono esser costantemente sottoposte a manutenzione da parte del Comune.
Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dal sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, che in qualità di primo cittadino è individuato dalla legge come principale autorità comunale di protezione civile, a cui spetta la direzione del Centro operativo comunale (Coc), che viene attivato in caso di emergenze.
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